Libia dopo Gheddafi: a due passi da noi resta il caos

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di Salvo Barbagallo

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Da giorni non appaiono notizie sulla lotta al Califfato nero che si era impadronito della Sirte: dopo gli annunci della fuga delle milizie jihadiste dell’Isis su quanto accade in quei luoghi non si è appreso più nulla. L’ultima informazione che è giunta dalla Libia risale a domenica scorsa (22 agosto) e la riporta il giornale Libya Observer, ma con la lotta al terrorismo nulla ha a che vedere. Il Libya Observer, infatti, informa che la Camera dei rappresentanti di Tobruk (Hor) ha votato la bocciatura del governo unitario libico. Alla sessione, presieduta dal “falco” Aguila Saleh, erano presenti 101 deputati: 61 hanno votato contro l’esecutivo del premier Fayez al Sarraj, primo ministro libico designato dall’accordo Onu firmato in Marocco il 17 dicembre. Il risultato della votazione è stato pubblicato anche dal sito web della Camera dei rappresentanti libica. Cosa significa?

tripSignifica semplicemente che in Libia il cosiddetto processo di “stabilizzazione” voluto dall’Onu non sta funzionando. Come ha sottolineato il quotidiano La Repubblica, “In Cirenaica il capo-milizia Haftar, ex generale gheddafiano, con le armi e l’appoggio dell’Egitto ha un piano che di fatto è per la separazione della Libia. Haftar con i suoi armati ha messo sotto tutela il premier di Tobruk, Al Thinni, e in nome della guerra combattuta a Bengasi contro Ansar Al Sharia e contro altri gruppi jihadisti, vorrebbe essere riconosciuto come capo supremo delle forze armate della nuova Libia. Cosa che metà della Cirenaica e tutte le fazioni di Tripoli non accetteranno mai (…) e inoltre alla vigilia della bocciatura del governo Sarraj da parte di Tobruk, il presidente egiziano Abdel Fattah Sisi ha confermato l’appoggio egiziano alla Camera dei rappresentanti (Hor) di Tobruk e al generale Khalifa Haftar (…)”.

TripoliDelusi quanti hanno ritenuto che la questione “Libia” fosse giunta finalmente alla sua fase finale, con un processo concluso di pacificazione fra le varie fazioni in conflitto fra di loro. In Italia già c’era chi riteneva giunto il momento di riprendere i rapporti commerciali con il vicino Paese del Mediterraneo, e c’era già chi si stava preparando ad avviare una nuova linea marittima che collegasse Genova con Tripoli. Un progetto reso noto dal quotidiano Secolo XIX che sta sfumando ancor prima di nascere: la situazione generale e l’innalzata allerta terrorismo in tutti i porti italiani sembra che abbiano indotto ad un “congelamento” della nuova linea diretta, il cui primo viaggio era previsto da Tripoli a Genova per la prossima settimana. La nave Ammari, della compagnia di navigazione Methak, era già pronta per partire dal porto libico, ma dal Comitato di sicurezza portuale è arrivato un netto “stop”. All’agenzia Amu, che rappresenta l’armatore in Italia è stato comunicato informalmente che la nave non potrà fare scalo a Genova per motivi di sicurezza. L’agenzia Ansa riferisce che anche un previsto viaggio la settimana prossima di un traghetto passeggeri fra Genova e la capitale della Libia è stato rinviato a data da destinarsi su decisione del Comitato per l’ordine e per la sicurezza dopo una riunione tenutasi nella prefettura di Genova. Dalla prefettura di Genova si è appreso che la decisione sul nuovo collegamento via mare non è stata presa e che sono in corso ulteriori approfondimenti, anche se sulla decisione definitiva peserebbe il parere sfavorevole del Casa, il Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo, a cui aderiscono le intelligence di tutte le forze di polizia.

Notizie non certo rassicuranti che non fanno prevedere soluzioni a breve scadenza.

Sul tappeto resta il problema dei migranti/profughi provenienti dalla Libia, tenuto conto anche il governo Renzi, non ha mai preteso nulla sul fronte dell’immigrazione clandestina da al-Sarraj in cambio del supporto di Roma al suo esecutivo.

 

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