La collezionista di libri proibiti. Il fenomeno Cinzia Giorgio

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di Salvo Zappulla

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Conosco Cinzia Giorgio da qualche anno, prima che diventasse nota al grande pubblico e ora, a vederla in televisione, sui grandi giornali, mi fa un certo effetto. Di lei e del suo libro ne hanno parlato tutti: Il Corriere della Sera, la Rai, il Times, Le Monde, persino gli astronauti mentre sbarcavano su Marte. Fenomeno Cinzia Giorgio. Mi fa un certo effetto però non sono per nulla sorpreso. È una professionista, una che non lascia nulla al caso, padroneggia la materia trattata come pochi e in più ha un innato talento per la narrazione.

Questo suo romanzo d’esordio con un editore nazionale (Newton Compton) è un inno alla bellezza, bellezza intesa in modo ampio, che abbraccia il mondo intero: i libri, la polvere sui libri, la scoperta delle meraviglie che provengono dal passato, l’arte, l’amore universale.  E poi c’è Venezia. E poi c’è Parigi, due fra le città più belle del mondo. E c’è una grande poetessa del Seicento (Veronica Franco), una donna straordinaria, all’avanguardia nel modo di pensare, a cui le femministe di oggi farebbero un baffo. Si cita Marguerite Porete, la scrittrice e teologa francese bruciata sul rogo per eresia a Parigi nel 1310. Insomma le donne troneggiano nel romanzo di Cinzia, grandi donne appartenute alla Storia. La protagonista è una ragazza dall’animo puro, proveniente da una famiglia benestante, che inizia a lavorare nella bottega di un antiquario. Olimpia Cattanei ha la capacità di conquistare tutti, per la sua freschezza, la nobiltà del  carattere, l’intelligenza acuta che la farà primeggiare nel proprio  lavoro, fino a renderla famosa e rispettata da tutti. Il vecchio antiquario è anch’egli una figura di grande rilievo, un uomo dotato di saggezza e spirito generoso che tratta i libri come fossero pargoletti da cullare e da vezzeggiare. Parliamo di libri rari, dalle rilegature preziose, dalle pagine ingiallite, che profumano di antico, che emanano fascino; libri proibiti in quanto dal Cinquecento al 1966 sono stati censurati dalla Chiesa. E qui Cinzia ha svolto un grande lavoro di ricerca, portando alla luce tesori di inestimabile valore, citando fonti e autori senza mai appesantire il ritmo della narrazione. E per ultimo, ma non per ultimo, c’è Davide, il nipote dell’antiquario, con cui Olimpia intreccerà una tormentata storia d’amore, che non guasta, anzi arricchisce il romanzo di imprevedibilità, lo rende più frizzante, ci fa capire che nella vita la felicità è un volo di farfalla vicino alla fiamma di una candela.  La gloria, il successo, la ricchezza non bastano a colmare il vuoto  di un amore perduto. Fenomeno Cinzia Giorgio, la ricordo ancora quando organizzava eventi culturali a Roma: fiere del libro, conferenze, dibattiti, corsi di scrittura; mettere in riga tutti col suo piglio deciso e pretendere massima professionalità ad ogni occasione.  È nata con i libri e per i libri. Non mi meraviglierei se la dovessero chiamare a Stoccolma prima o poi.


L’INTERVISTA 

Cinzia cara, dove nasce questa tua enorme passione per i libri? So di un nonno titolare di una libreria a Venosa. Cominciamo da qui la nostra chiacchierata?

Salvo carissimo, tocchi un argomento a me caro: la libreria di mio nonno, il luogo dove ho imparato ad amare i libri. Per me è stata una folgorazione; le mie zie mi raccontavano storie stupende, aprendo i volumi che nonno vendeva. Io credevo che fossero delle fate, come facevano a narrarmi di principesse, draghi, castelli e di sortilegi? Da dove venivano quelle parole e soprattutto quelle storie fantastiche? Una sola risposta: dai libri. Potevo non innamorarmene? Passavo le mie giornate in quel posto magico, ne ricordo ancora il profumo e la voce di mio nonno che si intratteneva con i clienti.

 

“La collezionista di libri proibiti” è un atto d’amore verso i libri? Un romanzo storico? Come lo definiresti?

Nel romanzo ho cercato di trasmettere tutto il mio amore per i libri, hai ragione. È un romanzo storico ma non nel senso stretto del termine. Conosciamo Olimpia, la protagonista, nel 1975. Ha quindici anni e legge moltissimo, anche per evadere da una realtà che a lei sta stretta. Arriviamo infine al 2004, dove la ritroviamo nel ruolo di donna in carriera. E poi c’è la storia della veneziana Veronica Franco, a mio avviso una delle voci poetiche più interessanti e talentuose del Rinascimento. Le vicende delle vite di entrambe si intrecciano nel corso di tutta la narrazione.

 

Ci vuoi parlare delle tue molteplici attività culturali?

Mi occupo di tante cose, troppe forse! Mi piace comunicare, stare insieme alle persone e condividere esperienze belle, come lo sono la passione verso la lettura, l’arte e la storia. Insegno Storia delle donne, organizzo book club, salotti letterari e presentazioni, dirigo un periodico dedicato ai libri, ma soprattutto scrivo.

La più bella soddisfazione ricevuta nella vita.

L’amore dei miei lettori, che si manifesta in vari modi: attraverso i social network, via email e in strette di mano (a volte calorosi abbracci) durante le presentazioni. Li amo da impazzire, sono loro la vera ragione per cui scrivo.

 

Il rimpianto più grande

Più che un rimpianto è un sogno: vorrei aver rilevato la libreria di nonno, ma quando ha chiuso io andavo alle medie, ero troppo piccola per mettermi a fare l’imprenditrice!

 

Il tuo pregio migliore

Sono testarda

 

Il tuo difetto peggiore

Sono testarda

 

 

 

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