Catania nel 1440 contenne epidemia di lebbra: similitudini con la pandemia di coronavirus?

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COME CATANIA, NEL 1440, MISE IN QUARANTENA LA CITTÀ PER CONTENERE UNA EPIDEMIA DI LEBBRA E SCEGLIE LA CONTRADA MEZZOCAMPO, NEL TERRITORIO DELL’ODIERNA MISTERBIANCO COME SEDE DELL’APPOSITO LEBBROSARIO: QUALCHE SIMILITUDINE CON LA PANDEMIA DI CORONAVIRUS ?

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di Santi Maria Randazzo

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Dopo un avvio quasi in sordina, verso il 1440 una epidemia di lebbra imperversava nel territorio catanese che, a quell’epoca abbracciava gran parte del territorio sub etneo, compresi i territori degli attuali comuni di Misterbianco e Motta Santa Anastasia; all’interno del territorio catanese mancava, alla data del 1440, un lebbrosario dove collocare e curare i lebbrosi. Nel 1440 il Senato Catanese, a fronte della necessità, aveva già deciso di costruirne uno: in attesa che la struttura venisse realizzata il Senato Catanese provvide ad emanare norme di contenimento che prevedevano che i lebbrosi dovessero rimanere chiusi in casa e sanzioni per quei lebbrosi che non fossero rimasti chiusi in casa. In particolare “ è del 10 novembre di quell’anno l’intimazione ad un lebbroso di non uscire di casa, pena un’ammenda di onze 50, in attesa che fosse pronto l’ospedale appositi.”(1)

La scelta del luogo ove costruire il lebbrosario non era stata ancora decisa alla data del 29 marzo 1441; a quella data al nobile catanese Goffredo Rizzari, che esercitava la rappresentanza della città, benché vivesse a Palermo in quel periodo (forse per sfuggire all’epidemia) il Senato Catanese inviò una lettera per comunicargli la scelta e l’ubicazione del costruendo lebbrosario. Così la lettera: “ … per la moltiplicazioni di li libbrusi ki su in quista chitati havimu consuliter determinatu per vetari loru contagiosa morbu fari uno hospitali ad Sanctu Philippu di Menzu Campu per ipsi habitari …” (2)

L’individuazione della contrada di Mezzo Campo, oggi in territorio di Misterbianco, ripropone ancora una volta il quesito circa l’uso della struttura che già esisteva in quella contrada, dove aveva trovato la morte il re del Regnum Siciliae Federico III (1296-1337) nel disperato tentativo di rientrare a Catania dove, sperava di ricevere la grazia salvifica di Sant’Agata. Traiamo le notizie relative al luogo di morte di re Federico III dallo stesso storiografo ufficiale della Real Casa d’Aragona, Jeronimo Curita Olivan De Castro, che cosi narra: Viuio el rey don Fadrique despues muy pocos dias: el qual siendo muy viejo, e enfermo de gota, passando de Paterno a Catania, murio en el camino en una iglesia de la Orden de S. Iuan de Ierusalem Miercoles a veynte y cinco del mes de Iunio deste anno, aviendo recipido los sacramentos de la Iglesia come muy catolico Principe.” (3)

In quella struttura, un tempo Ospitalarium dei Templari il corpo di Federico III venne imbalsamato e le sue interiora seppellite nella cripta di quella struttura (4), di cui di seguito alcune foto.

 

 

Alla luce delle ricerche che conduciamo da diversi anni e che ci hanno permesso di esaminare e valutare decine di racconti di viaggiatori e dei disegni che hanno realizzato delle strutture che possono essere ricondotte alla contrada Mezzo Campo, compresi i resoconti del principe di Biscari, non abbiamo trovato alcuna informazione che ci possa indurre a ritenere che la collocazione della sede della struttura ove morì re Federico III, nonché la struttura in cui venne allocato il lebbrosario da parte del Senato Catanese possa essere diversa dalla struttura cui si riferiscono le tre precedenti foto. Il propagarsi dell’epidemia di lebbra e la consapevolezza che la costruzione del lebbrosario non si sarebbe potuta realizzare in tempi brevi spinse il Senato Catanese ad emanare norme più severe e restrittive onde cercare di contenere il contagio; nello specifico:  “Frattanto il Senato organizza come poteva la profilassi: ha la stessa data un bando che ingiungeva ai lebbrosi di lasciare la città entro tre giorni, pena una certa ammenda da cui due onze si sarebbero detratte per l’erigendo lebbrosario; per i poveri, se forestieri valeva la stessa ingiunzione di allontanarsi, pena la frusta e l’espulsione; mentre ai catanesi poveri si consentiva starsene chiusi in casa, fino a quando l’ospedale non fosse pronto. La costruzione, però, andò per le lunghe, probabilmente per la lentezza nella raccolta dei fondi: il 29 ottobre 1461 i Giurati nominarono una Commissioni di Probi Cittadini “ Ad exigiri tucti dinari et legati lassati ad opu di la infirmitati di Sanctu Lazaru” per fare costruire la “ casa” di ricovero; nel 1472 davano pieni poteri, nell’organizzazione della profilassi, a Pietro Salerno, lettore di Medicina nello Studio e Protomedico[…].” (5)


Bibliografia

 

  1. AGAC, vol. VIII, f. 69.
  2. AGAC, vol. VIII, f. 12 retro.
  3. Jeronymo Curita Olivan De Castro, Los cincos libros de la primera parte de los anales de la Corona de Argon, Secunda parte, Officina de Domingo Portonarijs, Saragoca MDLXXIX, Libro V, cap. XLVI, pp. 397-397 retro).
  4. Santi Maria Randazzo – Il luogo di morte e di mummificazione del re Federico III nel 1337 – Archeomedia.
  5. Giuseppe Sorge – Lineamenti di Storia dell’Ospedalità Catanese – Monografie della Società Medico-Chirurgica di Catania – Catania 1940 – PP. 14-15.

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