Da qui al 2030 in Italia mancheranno oltre 120.000 tra medici e infermieri

Condividi questo articolo?

Da qui al 2030 in Italia mancheranno oltre 120.000 tra medici e infermieri: 22.000 medici di medicina generale e più di 47.000 medici del Servizio sanitario nazionale, senza contare gli oltre 53.000 infermieri che già mancano al Ssn”. L’allarme arriva dalla Fondazione Johnson & Johnson che oggi lancia Health4U, un programma di formazione e orientamento alle carriere universitarie e al mondo del lavoro, con un focus sui temi della salute, del benessere e delle scienze della vita, promosso in collaborazione con la Fondazione Mondo Digitale.

Pubblicità

L’iniziativa, che coinvolgerà oltre 10mila giovani su tutto il territorio nazionale, è rivolta agli studenti italiani delle scuole secondarie di secondo grado, per guidarli alla scoperta dei cambiamenti che stanno trasformando il settore sanitario, dalle nuove professioni alle applicazioni delle tecnologie abilitanti. Il percorso, che prevede la partecipazione di esperti provenienti dal mondo universitario, ospedaliero e delle associazioni pazienti, si sviluppa in 14 moduli online in modalità webinar.

Intervenuto alla presentazione del progetto Health4U, Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas e professore emerito di Humanitas University, ha sottolineato come la tecnologia sta cambiando il lavoro nella sanità: “Le professioni sanitarie – ha detto – costituiscono una cintura di sicurezza per la comunità nel suo insieme. Sempre di più la medicina si avvarrà di tecnologie che provengono da mondi diversi, dall’intelligenza artificiale all’ingegneria. La sfida sarà di coniugare la tecnologia con la dimensione umana della medicina”.

“Di fronte a queste sfide – ha affermato il presidente di Fondazione J&J, Massimo Scaccabarozzi – è necessario reagire al più presto, ripensando l’organizzazione e le competenze del personale sanitario di domani. D’altra parte quest’esigenza è stata già colta a livello ministeriale attraverso l’inserimento di un asse dedicato alla formazione digitale all’interno del piano Next Generation Eu, le cui risorse sono un’occasione che non deve essere sprecata: innovazione digitale, per risparmiare tempo e guadagnare in efficacia, sviluppare nuove professioni e un nuovo modo di lavorare; espansione del ruolo dell’infermiere, il cui potenziale è ancora in larga misura inutilizzato; misure per i giovani, per trattenere in Italia i professionisti che formiamo nelle nostre università, aumentando l’attrattività di una carriera in ambito sanitario nel nostro Paese. Sono questi i driver di crescita e trasformazione su cui investire”.

“La professione infermieristica – ha ricordato Tonino Aceti, portavoce della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) e presidente SalutEquità – è la professione del presente e del futuro, costantemente sintonizzata con l’evoluzione dei bisogni delle comunità, capace di agire e coniugare insieme parole magiche per i diritti dei pazienti e per il nostro Servizio sanitario nazionale come ad esempio relazione, umanizzazione, competenza, innovazione, integrazione e prossimità. Qualità che la pandemia ha reso chiare a tutti, sulle quali lo Stato sta investendo in termini di stanziamenti e con l’istituzione di figure innovative come quella dell’Infermiere di famiglia e di comunità”.

“E’ stata l’unica laurea tra le sanitarie che nel 2020 ha visto aumentare le domande di quasi l’8% – ha evidenziato Aceti – e secondo i dati, a un anno dalla laurea in tempi pre-Covid già l’80% era in servizio. Nel Servizio sanitario nazionale ne mancano comunque 53.000 e questa è certamente un’emergenza sulla quale è necessario intervenire velocemente, come pure sulla maggiore valorizzazione delle competenze infermieristiche cliniche e tecnologiche, acquisite attraverso un percorso universitario rigoroso, in continua evoluzione, con uno sguardo sempre maggiore alle specializzazioni”.

Il programma Health4U mira ad avvicinare i giovani alle professioni sanitarie, un ambito le cui carenze sono state accentuate durante la pandemia. “Si tratta di lacune che, se non colmate, rischiano di far mancare oltre 120.000 tra medici e infermieri nei prossimi dieci anni”, si legge in una nota della Fondazione J&J.

La composizione anagrafica dei medici attualmente in esercizio nel nostro Paese – oltre la metà ha più di 55 anni – desta preoccupazioni sulla capacità del sistema di rispondere alle esigenze sanitarie della popolazione in futuro. Mancheranno infatti ben 22.000 medici di medicina generale e più di 47.000 medici del Servizio sanitario nazionale, senza contare gli oltre 53.000 infermieri che già mancano al Ssn, un dato che si prevede aumenterà ulteriormente nei prossimi anni. L’emergenza, inoltre, ha reso necessario ripensare l’organizzazione del lavoro nella sanità, un ambito in cui la digitalizzazione rappresenta un enabler fondamentale. Ed è così che si configurano come strategiche per la sanità del futuro figure ad oggi sconosciute ai più, come il Data Scientist, l’AI Engineer o il Gamification Designer.

“L’intelligenza artificiale – secondo la Fondazione J&J – giocherà un ruolo sempre più importante, basti pensare che può far risparmiare sino al 48% del tempo di un operatore sanitario grazie al suo impatto sulla gestione delle attività amministrative o di routine che richiedono fino al 70% del suo tempo, con il conseguente tappo sulle sue performance in termini di assistenza, servizi e prestazioni”. (AdnKronos)

Potrebbe interessarti

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.