INDIVIDUATO L’ULTIMO POZZETTO DI ISPEZIONE, ANCORA ESISTENTE, DELL’ACQUEDOTTO ROMANO CHE DA SANTA MARIA DI LICODIA PORTAVA L’ACQUA A CATANIA?
di Santi Maria Randazzo
I pressanti impegni che negli ultimi anni mi sono derivati dalla preparazione del libro “Il Ritorno Degli Aragonesi In Sicilia”, pubblicato da Algra Editore e del libro “Il Rugby A Catania – Dal suo esordio nel 1934 fino al 1951”, edito dal CUS Catania, mi hanno distratto dal pubblicare un articolo che stavo preparando quando mi sono occupato delle ricerche sull’acquedotto romano che dall’odierna Santa Maria Di Licodia portava l’acqua all’odierna Catania e di cui i resti di un tratto si trovano sul territorio di Motta Santa Anastasia, come ho già documentato in un mio precedente articolo che richiamava i lavori della Professoressa Lagona e dell’Ingegnere Nicolosi. In quel periodo su queste tematiche mi confrontavo spesso con un mio amico, l’Architetto Santo Gulisano di Motta Santa Anastasia, che mi invitò a osservare un pozzo che si trovava in un terreno nei pressi di una sua proprietà in un sito vicino al confine tra il territorio di Motta Santa Anastasia e il territorio di Belpasso, in contrada Porticatazzo, che sembrava essere molto antico. Ci accompagnò a visitare il pozzo il padre dell’Architetto Gulisano, oggi purtroppo scomparso, il signor Giuseppe Gulisano che viene ritratto nella foto che segue vicino al pozzo.
Evocando i suoi ricordi di gioventù il signor Giuseppe Gulisano ci raccontò che in gioventù era sceso all’interno di quel pozzo diverse volte (la prima volta quando aveva 19 anni) per prelevare dell’acqua per uso alimentare, e che alla base del pozzo, che lui stimava avesse una profondità di circa 12 metri, si aprivano due gallerie che, sulla stessa linea, andavano in direzioni opposte.
La struttura del pozzo in questione è abbastanza simile alla struttura di pozzetti che facevano parte dell’acquedotto Cornelio di Termini Imerese, di cui l’immagine viene riprodotta nel disegna sottostante.