Giovanni Verga aveva una grande passione per la fotografia, fin da piccolo si appassiona al mezzo che diviene un modo per la realtà circostante. Oggi la sua produzione visiva conta più di 400 negativi che raffigurano campagne siciliane e i loro abitanti, ma anche ritratti di famiglia e raffigurazione di se stesso. In esse si può scrutare l’ambiente rurale, le figure umili col volto ruvido, segnato dal sole e dalla fatica, ma anche paesaggi e vie svuotate di gente che richiamano un mondo fermo, immutabile. Emergono ritratti di uomini e donne con quei tratti che ritroviamo nelle sue opere letterarie da “Vita dei Campi” al “Mastro Don Gesualdo”. La macchina fotografica lo accompagna nei suoi viaggi intorno all’Italia, da Roma a Firenze e poi Milano, divenendo così strumento non solo per osservare intimamente gli ambienti, ma per ricostruire una vera e propria narrazione. In una lettera spedita all’amico Luigi Capuana, Giovanni gli raccomanda di fargli avere scatti che possano documentare spazi campestri, borghesia e proletariato, segno di come la scrittura fosse anticipata da una scrupolosa fase di ricerca.
Verga100 omaggia questa sua passione istituendo il “Verga Photo Fest” un concorso fotografico, in bianco e nero o color seppia – nel rimando allo stile antico – volto a documentare il contesto attuale e l’espressione di anime che lo popolano.