Nell’anniversario della tragedia di Marcinelle trionfa la retorica inutile

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di Luigi Asero

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La mattina dell’8 agosto 1956 nella miniera di carbone di Marcinelle, in Belgio scoppiò un incendio, causato dalla combustione d’olio ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica. L’incendio, sviluppandosi inizialmente nel condotto d’entrata d’aria principale, riempì di fumo tutto l’impianto sotterraneo, provocando la morte di 262 persone su 275 presenti, fra le 262 vittime ben 136 immigrati erano italiani. L’incidente è il terzo per numero di vittime tra gli immigrati italiani all’estero dopo i disastri di Monongah e di Dawson (di cui però quasi nessuno ha memoria). Ricorre pertanto oggi il 67° anniversario.

Non si discute sull’importanza di ricordare una simile tragedia derivante senza ombra di dubbio sia dalle pessime condizioni di sicurezza sia dallo sfruttamento dei poveri lavoratori ridotti quasi in schiavitù nel “moderno” Belgio (si parla pur sempre di quasi 70 anni fa comunque). Però risalta come soprattutto una certa parte dell’establishment politico-istituzionale si stracci le vesti per vicende di 70 anni fa e poca memoria ha di ben 450 morti sul lavoro, soltanto in Italia e soltanto nel semestre gennaio-giugno 2023.

Discutere delle condizioni di lavoro che stanno portando a un tragico aumento di suicidi anche all’interno delle forze dell’ordine, come ormai denuncia il Nuovo Sindacato Carabinieri Sicilia, appare forse poco opportuno. Come poco opportuno appare discutere delle condizioni proibitive di molti sanitari “di frontiera” troppo spesso abbandonati ai loro Pronto Soccorso, ormai spesso ridotti a trincea di guerra.

Non parliamo, qui si registra il maggior numero di decessi sul lavoro, delle imprese e degli operai spesso sottopagati, al lavoro con macchinari spesso carenti di manutenzione quando addirittura non vengono appositamente rimossi i meccanismi di sicurezza in nome dell’aumento della produttività, come nel caso della giovanissima Luana D’Orazio.

Eppure fa più cool evidentemente, per alcuni “rappresentanti” dei cittadini parlare di 70 anni fa, magari per non inimicarsi elettori attuali. Ma questa, forse, è solo una maldicenza.

Vediamole un po’ alcune di queste dichiarazioni (estratti), magari i lettori le troveranno invece utili e fondamentali alla “causa dei lavoratori”.

Antonio Tajani: “Questa tragedia rappresenta un monito, ma anche un simbolo positivo del sacrificio di tanti italiani che hanno permesso all’Italia di crescere economicamente e di risolvere problemi che sembravano insuperabili…se oggi siamo nel G7 lo dobbiamo anche a loro”.

Sergio Mattarella: “Nel ringraziare Sua Maestà la Regina Paola per aver onorato con la sua presenza questo momento di memoria -scrive Mattarella- rinnovo le più sentite espressioni di cordoglio e vicinanza ai familiari delle vittime della tragedia di Marcinelle e di ogni altro tragico evento nel corso del quale cittadini italiani abbiano perso la vita nell’adempimento dei loro doveri professionali”.

“Quei 136 italiani ingoiati dalla miniera di Bois du Cazier sono la testimonianza perpetua delle vite sacrificate alla speranza di un futuro migliore, la denuncia della dignità del lavoro calpestata, l’emblema delle sofferenze dei nostri emigranti. Il flagello dei morti e degli infortuni sul lavoro si abbatte ancora quotidianamente su lavoratori e famiglie, l’ingiustizia di retribuzioni basse e umilianti è una realtà attuale che dovrebbe indignare e mobilitare quanti hanno responsabilità di rappresentanza politica e più ancora chi governa. Il nostro impegno, dall’istituzione di una commissione di inchiesta sugli infortuni sul lavoro alla legge sul salario minimo, sarà sempre più convinto”. Lo dichiara la deputata del Partito democratico Debora Serracchiani.

“La sicurezza del lavoro, la lotta allo sfruttamento, l’integrazione e il rispetto per la dignità delle persone rimangono le basi di una convivenza civile”. Lo scrive su twitter il leader della Cisl Luigi Sbarra.

“…”Accoglienza, libertà di movimento dei lavoratori, portabilità dei diritti sociali: è proprio attorno a queste sfide che si muovono oggi gli assi del conflitto politico interno alle società europee. La memoria di quelle morti impone scelte coraggiose ispirate alla solidarietà piuttosto che respingimenti e barriere dettate da egoismi nazionalistici. Una delegazione del Partito democratico parteciperà alle commemorazioni e deporrà una corona alla presenza delle autorità belghe e italiane. Saremo presenti per onorare i morti della miniera e per ribadire oggi che lasciare il proprio Paese d’origine per cercare un futuro più dignitoso non può significare perdere la vita”, così la segretaria del Pd, Elly Schlein.

Ce ne sarebbero tante altre, ma sono tutte parole, vuote di significato, piene di retorica. Così pare a noi. Così è se vi pare…

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