Si aspettava, era questione di ore. La situazione in Grecia non è mai apparsa precaria come in queste ultime ore. Tra falsi annunci di governi a tempo, dichiarazioni di possibile uscita dall’Eurozona, dichiarazioni prima perentorie dei leader tedeschi, poi rassicuranti per la paura di perdere tutto. Ora la Grecia supera l’orlo del precipizio e la caduta potrebbe trascinare con sé molto altro.
L’ultimo possibile tentativo di mediazione è fallito e la Grecia va verso nuove elezioni. Dalle quali appare difficile pensare che arrivi una soluzione.
Secondo il leader del Pasok, Evangelos Venizelos, infatti “Purtroppo la Grecia va verso nuove elezioni per colpa di qualcuno che ha messo i propri temporanei interessi politici al di sopra degli interessi della nazione”, riferendosi al partito della sinistra radicale Syriza, ora accusato di non aver voluto trovare un accordo. Ma certo appare anomalo che chi ha messo i propri interessi politici prima di ogni cosa per anni facendo sprofondare la Grecia ora cerchi di accusare chi solo ora rischiava di arrivare al potere.
Così il primo effetto di una Grecia ingovernabile, dove il 50% dei giovani non ha un lavoro -e forse non lo avrà neanche in futuro- diventa il tracollo delle Borse. Piazza Affari crolla e lo spread tra Bund italiani e tedeschi risale a 456 punti. Atene in picchiata con una perdita secca del 3,97%. L’Euro così perde anche nei confronti del dollaro. Una parziale risalita successiva, ma resta un martedì nero. L’ennesimo giorno nero di questa finta Europa unita in verità mai nata. Soggiogata da provincialismi, da una politica difforme, da una voglia di supremazia di alcuni che nulla ha di unione. Apparendo più un ricatto. Certamente agli occhi dei cittadini, anche di quelli tedeschi che hanno punito la cancelliera Merkel, che -come nulla fosse- insiste su una politica del rigore inverosimile nell’attuale situazione.
In Grecia si voterà così il prossimo 17 giugno, per arrivare a cosa non è facile comprenderlo.
Avvisa Christine Lagarde, direttore generale del FMI che l’uscita della Grecia dall’Eurozona è un’ipotesi cui “dobbiamo essere tecnicamente preparati”. Rincara la dose il ministro delle finanze svedese, Anders Borg, secondo cui “la Grecia è molto vicina alla fine della strada”. Come se questa strada l’avesse chiesta il popolo greco.
Qualcuno ha detto e fatto capire che l’Europa può assorbire l’eventuale uscita greca dall’Eurozona. Quel che si sono guardati bene dal dire è che le perdite non se le assumeranno Bce e Fmi, ma ricadranno sulle spalle dei popoli aderenti agli altri Paesi della zona Euro. Popoli già fortemente provati dal rigorismo imposto e dalla crescita bassissima. Siamo sicuri che non siamo tutti in procinto di cadere e chiudere a breve questa farsa dell’Unione Europea?
Qualche sintomo comincia a sentirsi e forse i “medici” stanno già pensando a una forma di eutanasia. Sulle spalle dei cittadini europei che ne pagheranno le conseguenze. Chiaramente.
Luigi Asero