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In edicola > Articoli pubblicati > N°4-5_2011
Nella Cattedrale, all’interno della cappella della Madonna del Rosario, non sempre accessibile al pubblico
Gli “Aragonesi di Sicilia” riposano a Catania
pochi lo sanno e poco visibili i loro sarcofagi
Forse è un bene che i resti di questa famiglia reale siano collocati in un luogo così poco frequentato. L’atmosfera è austera è sembra quasi un sito dedicato a “loro”: nei sepolcri tre uomini, due donne e un bambino che in vita sono stati al centro della vita politica della Sicilia, dai Vespri alla cosiddetta età dei Martini, e pertanto al centro della storia del Mediterraneo
di Corrado Rubino
Quanti siciliani, ma soprattutto catanesi, sanno che la maggior parte della famiglia dei reali “Aragonesi di Sicilia” riposano nella Cattedrale di Catania? Ma anche se tutti lo sapessero, l’eventuale visita ai sarcofagi, che contengono i resti mortali di personaggi appartenenti alla storia di Sicilia, non sempre è agevole. La cappella della Madonna del Rosario si trova a destra della cappella di Sant’Agata, ma non è sempre accessibile al pubblico (tranne nel mese di maggio ed in altre poche occasioni) e quindi i due importanti sarcofagi (autentiche opere d’arte) restano per gran parte dell’anno buie e mute testimonianze del nostro passato.
Se avrete l’occasione di potere entrare nella cappella scoprirete, entrando a destra, i due sarcofagi posti uno di fronte all’altro. Forse è un bene che i resti di questa famiglia reale siano collocati in un luogo così poco frequentato. L’atmosfera è austera è sembra quasi una cappella dedicata a “loro”: tre uomini, due donne e un bambino che in vita sono stati al centro della vita politica della Sicilia, dai Vespri alla cosiddetta età dei Martini, e pertanto al centro della storia del Mediterraneo.
Il sepolcro che per primo attira l’attenzione è il grande sarcofago “Sidamara” (definito così dal luogo di provenienza dei sarcofagi di questo tipo). Questa tipologia di sarcofago di epoca romana si data genericamente al III sec. d.C. ed è lavorato con grandi figure (purtroppo giunte a noi gravemente danneggiate) su tre lati, ma chiuso da un coperchio che non appartiene al sottostante manufatto. Posto nella parete di fronte c’è invece un sarcofago più piccolo, di età medievale, che risale alla fine del 1300.
Nel più grande riposano i resti del re Federico III d’Aragona, di suo figlio Giovanni, di suo nipote Ludovico, della pronipote Maria, regina di Sicilia, e del figlio di quest’ultima, Federico, morto a meno di due anni. In quello piccolo riposa invece la regina Costanza d’Aragona, figlia di Pietro IV re d’Aragona e Catalogna, e sposa di Federico IV il semplice, re di Sicilia.
Per la degna sepoltura di Federico III re di Sicilia (che aveva scelto Catania come residenza della sua famiglia), fu usato questo antico sarcofago che inizialmente fu collocato nell’abside centrale del Duomo dove oggi c’è il coro ligneo.
Federico III d’Aragona era nato a Barcellona figlio terzogenito di Pietro III, re d’Aragona e Catalogna, e dell’ultima discendente della dinastia Sveva, Costanza di Höhenstaufen, figlia di Manfredi re di Sicilia e quindi nipote del grande Federico II di Svevia (lo stupor mundi). Viveva già in Sicilia con la madre dall’età di 11 anni ed aveva 23 anni quando l'11 dicembre 1295 il Parlamento Siciliano, riunito a Palermo, proclamò Federico Re di Sicilia e lo riconfermò tale il 15 gennaio 1296 nel salone del castello Ursino di Catania. Quarantasei anni dopo la morte di Federico II di Svevia, il capo di un suo pronipote veniva cinto con la Corona di Sicilia nella Cattedrale di Palermo.
I siciliani avevano scelto di staccarsi dalla Corona Aragonese di Spagna e di eleggere unanimemente Federico loro re legittimo (in quanto figlio della legittima regina sveva di Sicilia) come conseguenza del tradimento del fratello maggiore di Federico, Giacomo re d’Aragona, che aveva praticamente venduto la Sicilia all’odiato Carlo II d’Angiò lo zoppo.
Federico resistette validamente all’assalto degli Angioini, sostenuti da papa Bonifacio VIII, finché col trattato di Caltabellotta (1302) ottenne da un lato di conservare l’Isola col titolo di Re di Trinacria e dall’altro accettò che, alla sua morte, la Sicilia passasse in successione alla casa d’Angiò; e per suggellare la pace sposò Eleonora figlia di Carlo d’Angiò.
La discendenza normanno-sveva da parte materna per Federico non fu solo un fatto formale. Come il suo avo Ruggero II fu fondatore di uno Stato, fu un abile condottiero ed un buon legislatore e, come suo nonno Federico II ebbe un carattere carismatico e un comportamento aggressivo, filo-imperiale e perennemente scomunicato.
Nel 1313, rotta la pace, assunse il titolo di Re di Sicilia con il nome di Federico III e nominò suo erede al trono suo figlio Pietro dando così origine alla dinastia degli “Aragonesi di Sicilia”. Alla sua morte, avvenuta per malattia nel 1337, il re che aveva ridato dignità ai siciliani fu sepolto nella città che egli stesso aveva eletto a sua residenza. La moglie Eleonora gli sopravvisse sei anni fino al 1343 quando morì a Nicolosi nel solitario convento di San Nicolò la rena (sabbia nera dell’Etna). Anche lei fu sepolta a Catania, ma nella chiesa di San Francesco d’Assisi che si vuole sia stata fatta erigere da lei stessa. Nel sarcofago vi sono anche i resti di Giovanni d’Aragona duca di Atene e di Neopatria, che era figlio di Federico III d’Aragona e fratello minore di Pietro II e che morì a Catania nel 1348. Nel 1355, all’età di 17 anni, Ludovico d’Aragona, che era già stato incoronato re di Sicilia alla morte del padre Pietro II, morì di malattia presso il castello di Aci e venne sepolto assieme ai resti del nonno Federico III. Il sarcofago “Sidamara” accoglie anche i resti di Maria d’Aragona, regina di Sicilia, nata a Catania nel 1363, figlia di Federico IV d’Aragona il Semplice e di Costanza di Castiglia a sua volta figlia di Pietro IV re d’Aragona e Catalogna. Maria nacque nella residenza reale di castello Ursino nel 1363. Sua madre Costanza morì dandola alla luce e la piccola Maria successe al padre nel 1377 sotto la tutela del conte Artale Alagona. Attorno alla giovane regina divamparono gli intrighi. Il partito di Artale aveva interesse affinché la regina andasse in sposa al potente Gian Galeazzo Visconti, facendo così uscire la Sicilia dalla sfera d’influenza della Real Casa d’Aragona per entrare in quella italiana capeggiata dalla signoria viscontea. Ma nel 1380 Guglielmo Raimondo III dei Moncada rapì Maria dal castello Ursino e la consegnò al nonno Pietro IV d’Aragona che la voleva sposa per un altro suo nipote, Martino figlio del duca di Montblanch. Nel 1391 furono celebrate le nozze a Barcellona e nel 1398 i due sposi furono solennemente incoronati a Palermo. Dopo sette anni dal matrimonio, alla fine di ottobre del 1398, Maria diede alla luce nello stesso luogo dov’era nata lei, al castello Ursino, il figlio Federico che purtroppo morì nell’agosto del 1400. Maria morì a Lentini nel 1402 due anni dopo e assieme al figlio venne sepolta a Catania, in Cattedrale, e poi accolta nello stesso sarcofago in cui vi erano i resti dei componenti del casato reale.
Nel sarcofago medievale di fronte riposa sua madre, la regina Costanza d’Aragona, figlia di Pietro IV re d’Aragona e Catalogna, e sposa di Federico il semplice, re di Sicilia. Morì di parto nel 1363 dopo aver dato alla luce sua figlia Maria.
Il sarcofago medievale è formato dalla cassa che è decorata su due lati e da un coperchio su cui è scolpita la figura intera della regina adagiata sul letto di morte con ai piedi la corona e il suo cane accovacciato. Sulla cassa è raffigurato uno scorcio del piano antistante il Duomo di Catania e la Loggia dei Giurati e al centro della scena si scorge la regina che prega ai piedi della Madonna.
In questi due artistici, poco noti, ma soprattutto colpevolmente danneggiati sarcofagi riposano personaggi che sono stati protagonisti della storia della Sicilia lungo tutto il ‘300; secolo in cui i siciliani cercarono inutilmente di concretizzare le idee di liberta e indipendenza nate con la rivolta del Vespro.
Per completezza d’informazione, a sinistra e a destra di chi guarda l’abside centrale restano ancora visibili, sopra il coro ligneo, i danni provocati agli affreschi per estrarre i sarcofagi di Federico III e della regina Costanza d’Aragona.
I due sarcofagi furono tolti da quelle posizioni e collocati nella cappella della Madonna dopo il 1958. In precedenza, già nel 1597, i lavori per il nuovo assetto del presbiterio avevano provocato un primo spostamento dei sarcofagi, e il loro posizionamento al di sopra del nuovo coro ligneo. La posizione originale delle tombe reali era sempre nell’abside centrale, ma sicuramente quasi ad altezza d’uomo. Nel 1628, forse per paura dei nascenti sentimenti anti spagnoli, si compì lo scempio danneggiando irrimediabilmente i sarcofagi reali. In particolare quello della regina Costanza venne scalpellato (tranne il volto e il cuscino) per far meglio aderire gli stucchi che avrebbero coperto la tomba. Anche il sarcofago del re Federico fu coperto di stucchi senza però prima avere traslato al suo interno i resti degli altri suoi eredi presenti in Cattedrale compresi quelli della regina Maria che erano nella cappella di Sant’Agata accanto all’altare. E così il capitolo dei ribelli “Aragonesi di Sicilia” fu chiuso, seppellito sotto uno strato di stucco.
C.R.
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