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Politica - Caos trasporti in Sicilia

In edicola > Articoli pubblicati > N°1_2011

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Rimasto nella palude il piano riorganizzativo ferroviaro
Nel caos i trasporti in Sicilia: le proteste non cambiano nulla

La generale condizione di arretratezza in cui versa il sistema produttivo isolano è riconducibile ad una molteplicità di fattori. Fra questi, uno è tradizionalmente indicato dalla pubblicistica come una delle principali con-cause del “ritardo” di sviluppo della Sicilia: carenza e insufficienza delle infrastrutture

Che si tratti di autostrade, treni, autobus, aeroporti o traghetti, per chi non vuole o non può (come nel caso dei tantissimi turisti che per più di mezzo anno affollano la nostra isola) usare l'auto, il trasferimento tra le vari zone dell'isola è un vero tour de force. Se tornasse oggi a scrivere il suo “Viaggio in Sicilia” anche Goethe forse si renderebbe conto che poco è cambiato rispetto alla sua prima opera, almeno dal punto di vista dei trasporti.


di MARCO DI SALVO

Passano gli anni ma la situazione dei trasporti siciliani (e di quelli pubblici in particolare) è sempre più nel caos. Che si tratti di autostrade, treni, autobus, aeroporti o traghetti, per chi non vuole (o non può, come nel caso dei tantissimi turisti che per più di mezzo anno affollano la nostra isola) usare l'auto, il trasferimento tra le vari zone dell'isola è un vero tour de force. Se tornasse oggi a scrivere il suo "Viaggio in Sicilia" anche Goethe forse si renderebbe conto che poco è cambiato rispetto alla sua prima opera, almeno dal punto di vista dei trasporti.

Le bombe estive: autostrade e Tirrenia, la guerra Lombardo-Matteoli
La prima notizia è arrivata all'inizio di luglio, improvvisa ma non inattesa: il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteoli e il ministro dell'Economia Tremonti hanno adottato un provvedimento che stabilisce la decadenza della concessione al Consorzio autostrade siciliane (Cas), da parte dell'Anas, per la gestione delle autostrade Palermo-Messina, Messina-Catania e Catania-Siracusa.
Secondo Matteoli e Ciucci, presidente dell'Anas, si tratta di un atto dovuto, scaturito dopo gli accertamenti compiuti dall'Anas, che hanno evidenziato gravissime irregolarità di gestione e reiterate inadempienze contrattuali. Le contestazioni riguardano in particolare la stato della manutenzione, che rende le autostrade siciliane particolarmente pericolose, e la scarsa chiarezza dei bilanci.
Ma il presidente della Regione non ci sta. Per Lombardo si tratta di "un vero e proprio scippo fatto con grande destrezza ai danni della Sicilia e dei siciliani", tanto più che egli rivendica il merito di aver assunto, fin dal suo insediamento, iniziative volte alla riqualificazione del patrimonio autostradale siciliano, denunciando la precedente gestione spesso rivolta all'occupazione di poltrone e allo sperpero di risorse pubbliche. Sia quel che sia, chiunque porti a compimento il risanamento del Cas 8si tratti del governo nazionale o di quello regionale, la prospettiva sembra essere la sua privatizzazione, cioè la costituzione di una società per azioni che dovrebbe avere la Regione come socio pubblico con la vendita di una percentuale di minoranza ad un gestore privato.
Certo se si mette in parallelo questa vicenda con quella della cessione di Tirrenia più d'uno potrebbe dare ragione al "presidentissimo" siciliano, nelle sue sindromi di accerchiamento.
A fine giugno sembrava fatta. Mediterranea holding era ad un passo dall'acquisizione.
Ma la situazione è precipitata in pochi giorni bloccando il passaggio di proprietà. Risultato: riparte solo ora la vendita di Tirrenia dopo che la società è finita in amministrazione straordinaria. Il commissario Giancarlo D'Andrea, con un annuncio a pagamento sui giornali, rivolge un invito a "chiunque sia in grado di garantire la continuità del servizio pubblico di trasporto marittimo" a presentare manifestazioni di interesse per l'acquisto del ramo di azienda di Tirrenia di Navigazione Spa. Le manifestazioni dovevano pervenire presso l'adivisor Rothschild entro il 29 settembre. E a tutt'oggi l'unica offerta sul tavolo resta quella di Mediterrania Holding presentata nelle scorse settimane.
La procedura, veniva precisato nell'annuncio, prevede una vendita separata fra Tirrenia e Siremar, la controllata siciliana. "Separatamente - si legge - si disporrà sia per i cespiti non direttamente riconducibili al ramo d'azienda di Tirrenia di Navigazione preposto all'erogazione del servizio di collegamento di cui anche al regime convenzionale, sia per la partecipazione azionaria in Siremar". Esattamente quello che Lombardo non voleva, uno spezzatino... E le questioni dei trasporti non finiscono qui.

I treni "stazionano"
Oltre un anno fa, nel mese di luglio, veniva presentato da Trenitalia alla Regione Siciliana un piano di riorganizzazione delle tratte ferroviarie siciliane.
In quel piano riorganizzativo del trasporto ferroviario siciliano, erano previsti nuovi collegamenti, la riduzione dei tempi di percorrenza tra le principali stazioni ferroviarie dell'Isola, treni lenti intervallati da treni veloci e la riorganizzazione di tutti i servizi in una nuova ottica di sistema integrato, chiamato "Memorario".
Nello specifico tale riorganizzazione prevedeva:
* Nella dorsale tirrenica "Messina-Palermo", di ridurre il tempo di percorrenza tra le due città passando dalle attuali 3 ore e mezza alle due 2 ore e 40 con un risparmio di percorrenza di un ora e dieci muniti.
* Tra Palermo e Termini Imerese un treno ogni trenta minuti, con fermate in tutte le stazioni.
* Un servizio di collegamento tra Messina e Milazzo ogni ora, con fermate in tutte le stazioni.
* Collegamenti tra Palermo e Agrigento, con un treno in partenza ogni ora e un tempo di percorrenza di 2 ore e 10 minuti.
* Novità anche sulla linea Palermo-Catania, accorciando i tempi di percorrenza di una trentina di minuti.
* Sulla dorsale ionica Messina-Catania-Siracusa, era prevista l'applicazione dello stesso progetto orario applicato sulla Messina-Palermo.
Il costo complessivo del progetto ammontava a circa 130 milioni. Altri 10 milioni di euro erano a carico del bilancio regionale per una supplementare ottimizzazione del servizio.
Dal punto di vista finanziario, questo nuovo piano presentato da Trenitalia era coperto da fondi nazionali quindi i soldi ci sono (o meglio, c'erano, al momento del presentazione del progetto).
In merito a questo piano riorganizzativo l'assessore regionale Titti Bufardeci, prima di passare le consegne del Dipartimento dei Trasporti al suo successore Nino Strano, dichiarava la sua soddisfazione per l'accordo firmato con le Ferrovie dello Stato: - "Lo considero utile per facilitare la mobilità dei siciliani, sono piccole modifiche, ma che oggettivamente consentono un'accelerazione", e di seguito l'assessore Nino Strano dichiarava: - "Si avvia un miglioramento graduale del sistema, con la certezza che gli utenti potranno fin da subito percepire risultati concreti".

In oltre un anno nulla di fatto
Tutto bene, quindi? Considerato che è trascorso oltre un anno, a sentire chi usa i treni nulla è cambiato: i pendolari, non si sono accorti di tutti questi benefici e/o vantaggi che il piano riorganizzativo doveva portare al miglioramento del trasporto ferroviario dell'Isola, ma, anzi, hanno ad esempio riscontrato, a onor del vero, un effettivo peggioramento della situazione ferroviaria in special modo sulla dorsale tirrenica Messina-Palermo, oltre al taglio operato a diversi treni a lunga percorrenza da e per il nord.
Ma c'è dell'altro Oltre un anno fa, ed esattamente il 7 settembre 2009 a Roma, venivano sottoscritti i contratti di servizio tra le Regioni italiane e Trenitalia, per il trasporto ferroviario. Quel giorno, l'assessore regionale ai trasporti, pro tempore, Nino Strano presente a Roma, non sottoscrisse il contratto di servizio per la Regione Sicilia, prendendo qualche altro giorno di tempo. Dall'incontro romano è trascorso tanto, tanto tempo e del contratto di servizio in Sicilia non se ne è più parlato. Cosa è successo di così grave per non averlo sottoscritto? Perché è rimasto top secret? Di chi è la colpa? Quali problematiche nasconde? Nessuna risposta. E questo in un quadro nazionale in cui le altre Regioni (quelle che il contratto di servizio hanno firmato), sono già sul piede di guerra per gli ulteriori tagli ai finanziamenti statali per il trasporto pubblico ferroviario del 2011. Intanto di certo costano di più i servizi ferroviari, a fronte di un servizio sempre peggiore. Un esempio: un abbonamento mensile di 40 chilometri, nel giugno 2007 costava circa 44,00 euro oggi lo stesso abbonamento costa 56,00 euro (circa il trenta per cento in più in tre anni, altro che inflazione).
Un solo spiraglio negli ultimi mesi dello scorso anno: sono state sottoscritte al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti due convenzioni tra lo stesso ministero e l'assessorato regionale della Sicilia alle Infrastrutture per l'acquisto di nuovi veicoli, sia treni che bus, a favore del sistema siciliano dei trasporti. Complessivamente, spiega una nota di Regione Sicilia, le disponibilità finanziarie per avviare un processo di ammodernamento dei mezzi ammontano ad un totale di 48milioni e 346 mila euro, così suddivisi: 36 milioni e 260 mila euro a carico dello Stato, 12 milioni ed 86 mila euro a carico del bilancio regionale a copertura del 25 per cento del costo di acquisto dei nuovi mezzi. Nel dettaglio, saranno acquistati 69 bus delle diverse tipologie, urbano, extraurbano e sub urbano, e 3 composizioni ferroviarie bi-piano, da 800 posti ciascuna.
''Si realizza in tal modo - affermava in una nota l'assessore regionale alle Infrastrutture, Luigi Gentile - una ulteriore fase del processo di riqualificazione e ammodernamento dell'offerta di trasporto regionale, che rappresenta uno degli obiettivi strategici dell'azione del governo regionale, contro disservizi e soppressione di corse''.
''Si tratta - concludeva Gentile - di un concreto e fondamentale passo in avanti verso il progetto di riequilibrio della domanda di trasporto, a favore del mezzo pubblico, che costituisce uno degli elementi fondanti della programmazione di settore''. Ma, si sa, gli assessori passano (mentre scriviamo è tempo di Lombardo quater e non si sa a ci andrà la delega trasporti) e i problemi restano.

Condizioni strutturali, ma anche insipienza politica
La generale condizione di arretratezza in cui versa il sistema produttivo isolano è riconducibile ad una molteplicità di fattori. Fra questi, uno è tradizionalmente indicato dalla pubblicistica come una delle principali con-cause del "ritardo" di sviluppo della Sicilia. Il riferimento è chiaramente al fattore dell'infrastrutturazione di base deputata al trasporto ed alla mobilità.
Come già ricordato, le particolari condizioni geo-morfologiche interne di un'isola di quasi 26 mila km2 in cui poche, e poco estese, pianure si aprono tra impervi rilievi, si sono frapposte allo sviluppo di una rete infrastrutturale (stradale e ferrata) capace di mettere in connessione fisica ed economico-funzionale le diverse realtà territoriali, amministrativamente ricadenti in 390 comprensori comunali.
A questa oggettiva causa impediente si è poi, storicamente sommata l'incapacità delle classi politiche nazionale e regionale di orientare la colossale disponibilità di risorse finanziarie della Cassa per il Mezzogiorno prima (1950-1992) e dei Fondi Strutturali della Comunità Europea poi (1993-2006) verso una progettualità strategica, e quindi di lungo periodo, capace di redimere la Sicilia dal fardello della sua geografia "difficile".
In uno scenario in cui gli oltre circa cinque milioni di siciliani si vedono oggi consegnato da natura e storia un sistema infrastrutturale frammentato ed incapace dare slancio allo sviluppo dei commerci e delle intraprese economico-produttive, non può che continuare ad esserci spazio per un intervento dell'operatore pubblico volto verso l'obiettivo non solo di compensare le esternalità negative del sistema ma anche di crearne di positive.
Senza questi preliminari intendimenti, il sistema regionale di agevolazioni alle imprese specializzate nell'offerta di servizi di trasporto non potrebbe essere inquadrato dalla giusta prospettiva e correrebbe il rischio di ricadere, insieme a molti altri regimi di aiuto vigenti nell'isola, nel biasimevole universo degli strumenti dello "stato assistenziale", cioè di un operatore pubblico che, abusando delle logiche keynesiane, entra nel mercato creando più distorsioni che compensazioni e stimoli verso la crescita e lo sviluppo.
Il vero nodo del problema non dovrebbe essere, dunque, "se lo Stato (si legga: la Regione) deve intervenire" ma "come deve intervenire". E di certo la frammentazione di governo degli ultimi anni non ha semplificato le cose.

Occhio di riguardo agli aeroporti
Ma sugli aeroporti siciliani invece pare ci siano gran parte delle attenzioni. Punta all'adeguamento e al potenziamento degli scali aerei siciliani di Palermo, Catania, Comiso e Trapani il protocollo firmato all'inizio di settembre da Regione siciliana, Enac, Ministero dei Trasporti e società di gestione degli aeroporti siciliani. Verranno utilizzate risorse pubbliche comunitarie, nazionali e regionali tra cui le risorse liberate del PON Trasporti 2000-2006, le risorse del PON Trasporti 2007-2013, le risorse del PO FESR per il periodo 2007-2013 e risorse FAS/Regione, per un ammontare complessivo di 483.814.698,26 euro. Una parte dei fondi deve essere reperita (ma non si sa come ne quando...). Le opere saranno attuate dalle società di gestione dei singoli aeroporti che si impegnano a realizzarle nei tempi previsti dalla regolamentazione di riferimento per le diverse fonti finanziarie e si impegnano anche a garantire la disponibilità della propria quota di finanziamento. I costi delle opere da finanziare inserite nei piani di sviluppo degli aeroporti sono ripartiti secondo il seguente schema:
204 milioni circa per l'Aeroporto di Palermo.
192 milioni circa per l'Aeroporto di Catania.
37 milioni circa per l'Aeroporto di Pantelleria.
25 milioni circa per l'Aeroporto di Lampedusa.
19 milioni circa per l'Aeroporto di Trapani.
7 milioni circa per l'Aeroporto di Comiso.

Queste sono alcune delle opere previste nei singoli scali: ampliamento dell'aerostazione e adeguamento delle infrastrutture di volo negli aeroporti di Pantelleria e Lampedusa; per l'Aeroporto di Palermo: reti idriche, ampliamento piazzale di sosta degli aeromobili, palazzina servizi, potenziamento BHS, restyling sale imbarco, ampliamento terminal lato "land side", ampliamento area imbarchi, tunnel minimetro; a Trapani: impianto smistamento bagagli, impianto per video sorveglianza esterna, deposito carburanti, ampliamento piazzale aeromobili; nell'aeroporto di Catania: prolungamento pista di volo, interramento linea ferroviaria, ristrutturazione vecchia aerostazione; a Comiso: ampliamento del piazzale sosta aeromobili, deposito carburanti, opere di sistemazione viabilità perimetrale esterna. Insomma, se tutto va bene, non ci resta che volare via da un'altra parte. Magari dove i trasporti pubblici funzionano meglio...


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