La Voce dell'Isola


Vai ai contenuti

Menu principale:


Politica - L'effetto domino delle rivolte

In edicola > Articoli pubblicati > N°2-3_2011

Share |

Si abbattono governi
cresce l’instabilità
nei Paesi rivieraschi
nel Maghreb e oltre
sale paurosamente
la tensione
etnica e religiosa

Il crollo del muro del Mediterraneo:
l’effetto “domino” delle rivolte
muta il quadro geopolitico dell’area

Rivolta in Iran
Manifestazioni di protesta in Iran
Rivoltosi in Tunisia

di SALVO BARBAGALLO

Nel numero scorso del nostro giornale parlavamo dell'Area di libero scambio nel Mediterraneo e di come quella prospettiva si fosse trasformata in "un sogno a rate". I recenti avvenimenti - ancora, comunque, in piena evoluzione - che vedono le rivolte infiammare i Paesi rivieraschi ed andare oltre, all'interno, sembrano cancellare i "sogni", ma sembrano distruggere quella "costruzione" inclusa nell'ambito della Dichiarazione di Barcellona del 1995, che sancì la nascita del Partenariato Euro-Mediterraneo, e che fu sottoscritta dagli allora 15 Paesi della UE e da 11 Paesi della riva Sud ed Est del Mediterraneo (Marocco, Algeria, Tunisia, Malta, Egitto, Israele, Giordania, Siria, Turchia, Cipro, Libano) e dall'Autorità Nazionale Palestinese. Accolta dunque tra i Paesi firmatari la Giordania, mentre fu esclusa la Libia, sottoposta alle sanzioni delle Nazioni Unite, ma in seguito ammessa per iniziativa italiana, in qualità di membro osservatore alla Conferenza di Stoccarda del 1999.

L'area di libero scambio nel Mediterraneo doveva essere aperta nel 2010 ed era considerata una sfida per un futuro che avrebbe consentito, soprattutto per i Paesi dell'Europa del Sud e per l'Italia in particolare, nuove occasioni di cooperazione tra istituzioni, imprese e società. Una occasione fondamentale soprattutto per il Sud e per la Sicilia che avrebbero potuto riaffermare il proprio ruolo primario nell'ambito di quello che fu il Mare Nostrum che, come già in passato, avrebbe potuto rivelarsi fonte privilegiata di ricchezza non solo e non tanto in termini economici, ma soprattutto in termini di opportunità e di affermazione della pace e dei diritti umani

Nel 2010, cioè nell'arco dello scorso anno, sarebbero dovute cadere le barriere commerciali e i dazi fra i 26 Paesi che hanno sottoscritto l'apposito Protocollo a Barcellona nel 1995, al fine di favorire lo sviluppo in un'Area che raccoglie seicento milioni di abitanti. Così non è stato. Al di là delle (buone) intenzioni non si è fatto granché: di tutto ciò che intendeva rappresentare il Protocollo di Barcellona sono rimasti soltanto gli incontri e i convegni nei quali i rappresentanti dei singoli Paesi hanno discusso modalità e norme di applicazione. Sono rimaste, cioè, solo le parole e gli intendimenti, ma non si è andato oltre.

Oggi I Paesi rivieraschi, i Paesi del Maghreb ed oltre sono infiammati dalle rivolte popolari: un "effetto domino" che alcuni analisti considerano "pilotato", che molti considerano "spontaneo", che sta travolgendo governi, provocando contemporaneamente una crescente tensione etnica e religiosa.

In questi momenti tumultuosi chi pensa all'area di libero scambio? E dire che la Dichiarazione di Barcellona fissava dei capisaldi fondamentali. quali la creazione di un'area comune di pace e stabilità attraverso il rafforzamento del dialogo politico e di sicurezza; quali la costruzione di una zona di prosperità condivisa mediante la creazione di una partnership economica e finanziaria; quali la promozione del dialogo tra culture e gli scambi a livello umano, scientifico e tecnologico al fine di avvicinare i popoli, favorire la comprensione, migliorare la percezione reciproca. Dunque una collaborazione di ampia portata, estesa al di là della sfera strettamente economica per comprendere ambiti come la politica di sicurezza e i diritti umani.

Ora il quadro geopolitico nel bacino del Mediterraneo è in forte mutazione e l'Europa e l'Italia mostrano tutte le loro debolezze, senza riuscire a guardare "al di là" degli avvenimenti che si susseguono in maniera vertiginosa. Il "muro" del Mediterraneo crolla e il futuro si carica di pericolose incognite.

Dall'Egitto all'Iran, dalla Libia al Bahrein le "rivolte" provocano morti, ma la spirale non si è ancora chiusa e le speranze di pace si allontanano. Sull'Europa e sul resto del mondo si allungano ombre sinistre.

S. B.

La rivolta in Egitto che ha portato al rovesciamento del Raìs Mubarak

Torna ai contenuti | Torna al menu