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In edicola > Articoli pubblicati > N°2-3_2011
Fin troppi interessi sulla Sicilia da parte dei potentati stranieri
Attenzione ai russi ma anche agli yankees
Anche i giornali nazionali stanno cominciando ad indagare sugli strani movimenti che avvengono nel settore energia nella nostra isola
di Giovanni Percolla
Anche i giornali nazionali stanno cominciando ad indagare sugli strani movimenti che avvengono nel settore energia in Sicilia, argomento che non poche volte, dagli scorsi anni e fino all’ultimo numero di gennaio, il nostro giornale ha affrontato in tutti i suoi aspetti. Varrebbe la pena riguardare e rileggere diverse prime pagine che “La Voce dell’Isola” (tutti i numeri arretrati sono reperibili sul sito www.lavocedellisola.it) ha dedicato alla delicata questione della “invasione” e conseguente “occupazione” della Sicilia da parte dei potentati economico-militari che sovrastano il nostro pianeta.
E se pure l'Espresso (nel numero del 24 febbraio scorso, con un titolo non tanto dissimile da quello de ”La Voce dell’Isola di tre settimane prima) decide di centrare una sua inchiesta sull'arrivo dei russi sulla costa siracusana (con obbiettivo l'acquisizione dell'Isab di Garrone ed anche, perché no, "l'occupazione" del rigassificatore in via di costruzione in quel di Augusta), vuol proprio dire che (finalmente) il tema è all'ordine del giorno. Certo il settimanale appartenente al gruppo debenedettiano condisce la sua inchiesta di un inevitabile antiberlusconismo doc.
Ma non si può nascondere che la presenza di Lukoil nella provincia aretusea comincia a far storcere il naso ai più. A cominciare dagli amerikani (sì, quelli col k, per capirci, Cia & Co.). Perché è troppo rischioso avere i soci di Putin vicino alle proprie basi militari, perché non è chiaro che ci vengano a fare qui in Sicilia (o, forse, è fin troppo chiaro...) e perché i russi il vizietto dello sbarco nel Mediterraneo ce l'hanno avuto sin da quando si chiamavano ancora sovietici.
L'amico Vladimir.
"Con la Russia ci unisce un partenariato forte e strategico". Così, pochi giorni fa, il presidente del Consiglio ha inaugurato l'anno della cultura russa in Italia, alla presenza del presidente russo Mendedvev. E chissà che non pensasse pure a quanto, nel settore energetico, il nostro si sia dato da fare per favorire l'amico Vladimir. In pochi anni di Presidenza del Consiglio (si fa per dire, visto che sono stati otto degli ultimi dieci) Berlusconi è stato in grado di spostare l'asse degli interessi energetici nazionali rendendoli paritetici rispetto a quelli russi (indebolendo di fatto la politica energetica europea e allontanandosi dai voleri di Washington).
Da Nabucco a Southstream, fino alla (presunta) mediazione tra russi e turchi, il buon Silvio si è lanciato in un'opera di accreditamento che ha spesso sfiorato il ridicolo (quando, come nel caso della sua immotivata presenza in occasione della firma di un accordo tra Russia e Turchia a Istanbul, non lo ha superato). Sia come sia, tutto questo attivismo del nostro presidente del Consiglio ha provocato più di un malumore.
Cosa che qualche anno fa ha fatto supporre anche ai diplomatici statunitensi di stanza nel nostro paese che il buon Silvio non facesse questi "lavoretti" solo per amor di patria, ma anche per tornaconto personale.
Per informazioni basta consultare una parte dei files desecretati da wikileaks. O, se si vuole restare al nostro paese, gli ultimi libri di Paolo Guzzanti (che sul tema energia, Putin e Berlusconi è foriero di informazioni tutt'altro che irrilevanti).
Dell'indipendenza energetica (ed altre corbellerie).
Quando l'attuale ministro dell'ambiente, la siracusana Stefania Prestigiacomo, si spese a favore dell'installazione di un rigassificatore nella sua provincia di origine, uno dei motivi addotti era quello della ridotta dipendenza energetica rispetto ai fornitori predominanti (Libia e Russia su tutti). Si diceva, e qualcuno dice ancora, che la funzione dei rigassificatori era quella di variare i fornitori e non rischiare un black out energetico similie a quello che accadde qualche anno fa a causa del conflitto russo ucraino.
Di certo la Prestigiacomo non immaginava che i maggiori interessati al rigassificatore aretuseo fossero proprio i russi di Lukoil (almeno ci auguriamo che non lo immaginasse, non la riteniamo capace di tale dolo), di fatto neutralizzando le prospettive di liberazione dallo "spacciatore" di energia russo. In tutto questo, il governo regionale fa sostanzialmente da spettatore, quando non si inerpica in dichiarazioni stampa di contestazione che rischia di restare fine a se stessa, visto che, quando queste decisioni verranno prese, saranno a chilometri di distanza da Palazzo D'Orleans. Magari, chissà,in una dacia russa, al calore di un'amicizia davvero "energetica" tra due capi di governo con un concetto tutto loro di democrazia.
G.P.
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