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Politica - Aeroporto Comiso, firmato il decreto interministeriale

In edicola > Articoli pubblicati > N°1_2011

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Per il trasferimento delle aree demaniali dell'ex base militare alla Regione
Aeroporto di Comiso, firmato il decreto interministeriale

L'aeroporto fu costruito su un terreno che il Demanio riteneva non più utilizzabile per scopi militari, ma, chissà perché, non venne seguita la procedura prevista, quella del trasferimento del bene al demanio regionale

Al di là di problemi che verranno e delle occasionali fiammate d'entusiasmo della classe politica locale, la questione rimane complessa più di quanto sembri: il "territorio", infatti, sarà chiamato a svolgere un ruolo primario, a superare le difficoltà e le diffidenze e a ingaggiare una sfida che si reggerà sulla sua stessa capacità di determinare il futuro dell'aeroscalo

di ERNESTO GIRLANDO

Sappiamo che la risposta è difficile. Ma la domanda è: ci voleva tanto? La firma sul decreto interministe-riale per il trasferimento delle aree demaniali dell'ex aeroporto militare di Comiso alla Regione (e poi in uso gratuito al Comune di Comiso) chiude un lunghissimo iter burocratico, nonché (forse) una delle vicende più suggestive e vibranti che le cronache politiche ricordino. Uno sprofondare per mesi nelle viscere irrazionali di quel pericoloso armamentario autolesionista del politicantismo nostrano - neanche troppo divertente - che

pervade con disinvoltura quella tracotante pratica quotidiana, quel dedalo di interessi partitici e personali, dettagli tattici, calcoli di alleanze, che è diventata la politica o quella parodia della politica che ci tocca man-dar giù giorno per giorno.

La firma dei tre ministri Matteoli, La Russa e Tremonti segue di qualche mese quella "condizionata" di Raffaele Lombardo in calce a quel protocollo d'intesa che è stato l'atto propedeutico al decreto. Un'altra vi-cenda esilarante, segnata da innumerevoli tentativi andati a vuoto, mesi di rinvii, e chiusa con un bel colpo di teatro del presidente della Regione, con una trovata degna dell'indimenticabile avvocato Pettole, il perso-naggio che incarna la figura bislacca del dottor Azzeccagarbugli nel celebre romanzo manzoniano.

L'episodio ha fatto storia a sé. Dopo aver fatto saltare più volte la sigla del protocollo (facendo solo per-dere tempo), il governatore siciliano trovava il modo di rubare la scena mediatica a tutti imponendo una retti-fica al testo che pretendeva significare qualcosa in merito alla classificazione dell'aeroporto, ove si trattava solo del trasferimento delle aree. Ottenuta per sfinimento degli altri attori, la modifica voluta da Lombardo non produce nessun effetto in relazione alla paventata "declassazione" dello scalo che con la firma sul decre-to sembra assumere lo status di aeroporto di interesse nazionale, ancorché a gestione diretta del Comune di Comiso e non a gestione Enac. Una questione particolarmente cavillosa, quest'ultima, che rischiava di com-promettere il futuro dell'importante opera infrastrutturale.

Questo problema ha radici profonde e origini lontane. E' stato per anni il peccato originale, l'improvvido errore commesso da chi ha espletato le procedure di realizzazione dell'aeroporto. Responsabilità da ascrivere all'operato dell'allora sindaco del Comune di Comiso (ente designato stazione appaltante e beneficiario fina-le dell'opera, secondo quanto previsto dell'accordo di programma quadro, firmato da Stato, Regione e Comune nel 2001).

La materia sembra complessa, ma in realtà e più semplice e lineare di ciò che appare.
Per comprendere meglio giova ricordare che, a suo tempo, l'aeroporto fu costruito su un terreno che il Demanio riteneva non più utilizzabile per scopi militari, ma, chissà perché, non venne seguita la procedura prevista, quella del trasferimento del bene al demanio regionale. L'Enac pose a tempo debito il problema, tuttavia si decise di procedere comunque con la realizzazione dell'opera e di trasferire successivamente, du-rante il periodo della costruzione, il sedime alla Regione. Il trasferimento però non avvenne mai. Il Comune andò avanti forte di un parere dell'Avvocatura dello Stato, secondo il quale un ente territoriale può essere proprietario e gestore in concessione (senza l'espletazione di una gara) di un aeroporto equiparandolo giuri-dicamente a un aeroporto privato. Ovviamente i servizi aeroportuali avrebbero dovuto essere a carico della società di gestione che il Comune costituì - la So.A.Co - e ne cedette il pacchetto di maggioranza, attraverso l'adempimento di una gara ad evidenza europea, vinta poi dalla SAC di Catania. Rimase (come sempre) il problema degli oneri relativi ai servizi aeroportuali. Per risolvere il quale si tentò di inserire lo scalo in una rete di aeroporti nazionali, ma senza successo. Poteva, questa, essere una concessione - e non un diritto - e il governo nazionale non la elargì. Perché? E' semplice: parola di Vito Riggio, presidente dell'Enac.
Delle due l'una: o l'aeroporto è un aeroporto comunale, e quindi privato, e si paga da sé tutti i servizi, oppure l'aeroporto è statale e quindi il trasferimento va fatto direttamente all'Enac (nemmeno al demanio regionale) che dovrebbe poi procedere a una gara per assegnare la gestione. Questo, per Comiso, avrebbe comportato fatalmente l'annullamento di tutto ciò che era stato fatto, con le ovvie gravi conseguenze del caso, visto che gli investitori privati avevano già acquisito, previo esborso di danaro, quote della società di gestione (esatta-mente il 65%).

Per evitare ciò, si è arrivati al protocollo d'intesa tra Ministero della Difesa, dei Trasporti e dell'Economia, l'Enac, la Regione e il Comune e alla conseguente firma del decreto interministeriale. Se-condo quest'ultimo, l'aeroporto viene inserito nella rete degli aeroporti di interesse nazionale e lo Stato si assume per i primi tre anni gli oneri per l'assistenza al volo. Dunque, il cavillo imposto da Raffaele Lombar-do e la sua "resistenza ai diktat e ai voleri dei padroni di Roma", al di là di qualche effimera attenzione me-diatica, sono valsi meno di nulla.

Ma altre novità sostanziali si affacciano nel panorama della gestione complessiva degli aeroporti italiani. L'Enac ha recentemente commissionato a "One Works - Kpmg - Nomisma" uno studio per la pianificazione, da qui al 2030, dello "Sviluppo della rete aeroportuale italiana". Le linee guida di questo studio, sottoposto al Ministro dei Trasporti Matteoli, sono improntate proprio all'aggiramento dei costi, a carico dello Stato, degli oneri relativi all'assistenza al volo e al servizio dei vigili del fuoco: un costo che si aggira per le casse dell'erario a circa due milioni di euro per ciascun aeroporto. A tal fine lo studio individua 14 scali nazionali "strategici", in crescita e per i quali prevede un futuro roseo, che continueranno ad essere sostenuti dallo Sta-to; 10 "primarie riserve di capacità del sistema", operativi solo per soddisfare esigenze locali particolari e circoscritte, o isole e zone marginali del Paese non facilmente raggiungibili; 24 che non sono considerati strategici, limitati nel bacino di utenza e nello sviluppo delle infrastrutture, che devono essere chiusi o drasti-camente ridimensionati. Per questi ultimi (la metà degli aeroporti italiani oggi in funzione), lo Stato non po-trà più farsi carico degli oneri dei servizi, per cui è pronto a cederli agli enti locali, i quali devono farsi bene i conti e scegliere se mantenerli, finanziandoli, o chiuderli. Il rischio per Comiso è che si ritorni al punto di partenza.

Tuttavia, al di là di problemi che sono di là da venire, e delle occasionali fiammate d'entusiasmo della classe politica locale, la questione rimane complessa più di quanto sembri. Lo Stato pagherà gli oneri per la navigazione solo per i primi tre anni, ma a partire dal quarto graveranno sulla società di gestione. Diverse compagnie aeree hanno mostrato curiosità per Comiso, ma i ritardi hanno sempre smorzato ogni interesse e ogni tentativo. Il "territorio" sarà chiamato a svolgere un ruolo primario, a superare le difficoltà e le diffiden-ze e a ingaggiare una sfida che si reggerà sulla sua stessa capacità di determinare il futuro dell'aeroscalo. Sarà all'altezza del compito?

Non siamo degli inguaribili pessimisti, ma al momento i segni che ci è dato cogliere non ci entusiasmano.


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